Destini di vetro

Si tratta di un libro su un “popolo” che a me era completamente sconosciuto: gli zoroastriani.

Chi sono? Intanto la parola indica una fede e non una etnia e cioè sono coloro che basano la loro religione sugli insegnamenti del profeta Zarathustra (religione che in tempi passati era la più diffusa nell’Asia Centrale).

Come si evince dal libro, che ha inizio nel 1920, le comunità zoroastriane si sono ridotte moltissimo e infatti ci ritroviamo a seguirne una piccolissima, formata da una famiglia: padre, madre e figlio.

La storia si trasferisce dalla Persia all’India per una forzata migrazione (o piuttosto esilio) di questa famiglia dove qui troveranno però la loro fortuna e l’autore decide che la storia si deve seguire con gli occhi del figlio Shapur e del nipote Zairos.

Si sa che quando l’ambientazione è “orientaleggiante” sembra che la storia diventi anche più “esotica”. Ma il mio grosso limite quando leggo scrittori indiani è che molti vocaboli (che rimangono scritti in lingua originale e in corsivo) non trovano una traduzione e per questo perdo un po’ per strada tutta questa “magia”.

Molti trovano anche interessante la descrizione della sempre presente suddivisione in caste della popolazione. Mentre io la trovo irritante perchè l’impressione è quella che sotto questo punto di vista non sembra essere cambiato assolutamente niente.

Per questo motivo i personaggi principali, che sono molto pochi, si potrebbero tranquillamente trovare, con tutte le loro storie, problemi e pensieri, oggi come cento anni fa.

La storia d’amore tra due persone di caste diverse, che è un po’ il filo conduttore di tutto il libro, ne è la testimonianza e la triste, come sempre, realtà ancora oggi.

DANTEDI’…QUA A SAN GIOVANNI

Il 25 marzo è la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, istituita nel 2020 dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro Dario Franceschini.

Il 25 marzo è la data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia e l’edizione del 2021 è quella più significativa perchè avviene nel settecentesimo anniversario della morte.

Con l’aiuto della nostra rivista di paese “Borgo Rotondo” ho provato a vedere se Dante era per qualche motivo passato anche per San Giovanni e questo quello che ho trovato.

Nel 1302 Dante Alighieri viene bandito da Firenze per due anni e condannato a morte in contumacia. Da qui l’inizio del suo girovagare per la penisola: Arezzo, Forlì, Verona, Treviso, Padova e Venezia (con un breve ravvicinamento anche alla sua città senza successo).

Nel 1308 anche Bologna vede l’arrivo di Dante e da qui la curiosità da parte di Persiceto di un possibile soggiorno nella nostra cittadina. Entra in scena così il nostro concittadino Cesare Cavara che, grazie alla pubblicazione da parte della Tipografia Giambattistelli nel 1866 di un suo opuscolo, ha provato a dimostrare la presenza di Dante a San Giovanni.

Inizia ad avvicinare il “Sommo” prima di tutto con una serie di probabili parentele con alcuni personaggi che per qualche motivo risiedevano a San Giovanni in quel periodo (Bellino di Geri degli Alighieri, cugino “in secondo grado di Dante Alighieri e contemporaneo”, ricordato come “di Firenze che era solito abitare a San Giovanni in Persiceto”) e poi mettendoci tutta l’intenzione, molto diffusa nell’Ottocento, di dare prestigio al proporio “pezzo di terra”.

La sola vera possibilià, come sottolinea anche Cavara, che il Divino Poeta potesse essere quanto meno passato per Persiceto, è dato dal fatto che sicuramente nel 1308 “accettato fra i fatti storici che Dante onorò della sua presenza Nonantola” (servizio su questo passaggio è stato fatto anche durante la rubrica di Rai 3 “Petrarca”, che va in onda tutti i sabato alle 12,55, il 20/03/2021).

E quindi sommando la vicinanza di Nonantola con la presenza a San Giovanni del suo cugino di secondo grado, perchè Dante non dovrebbe avere soggiornato da noi?

Purtroppo rimangono molti dubbi e niente di dimostrabile, ma solo una piccolissima possibilità. Ma San Giovanni è per tutti noi il nostro “pezzo di terra” e quindi perchè non credere che almeno un passaggio il Sommo Poeta possa comunque averlo fatto?

Per il libro mi sono voluta collegare alla parola esilio. Per Dante ha voluto dire l’abbandono della sua città e l’allontanamento dalla sua famiglia, per i zoroastriani (protagonisti del libro “Destini di vetro” di Anosh Irani) invece la loro quasi totale scomparsa a causa della continua persecuzione e del loro incessante spostarsi. … continua la recensione su Pagine se siete curiosi di sapere altro su questo libro… e sempre buona lettura.

Portici di San Giovanni in Persiceto